Come saranno gli pneumatici del futuro?
Pneumatici del futuro (fonte Continental)

Da sempre quando si parla delle “gomme”, come si chiamano in gergo gli pneumatici della nostra auto o della nostra moto, si cerca di capire quale sia il prodotto migliore, quello più performante e che ha la durata più lunga. Se parliamo con cento persone otteremo cento pareri differenti proprio perché, ognuno di noi, si è fatto negli anni una sua idea ben precisa.
C’è stato il momento in cui si sentiva dire da tutti che le Michelin erano imbattibili sul bagnato mentre le Yokohama avevano una tenuta impressionante ma erano come “gomma pane”: si deterioravano in un tempo brevissimo. Poi c’è stata la moda del Cinturato Pirelli, dai P7 in su, ma come dimenticare marchi come Continental, che i modelli SportContact padroneggiavano le strade invernali, oppure Bridgestone con le loro prestazioni e la durata infinita?

Pneumatico Michelin Uptis

Tuttavia, gira che ti rigira, la tecnologia degli pneumatici è cambiata molto nel corso degli anni e dei decenni, basti pensare all’evento del tubeless o del più recente RunFlat, ma ora sembra che si stia per vivere una nuova era basata su tecnologie innovative che, ovviamente, tengano conto dell’ambiente dell’utilizzo di materiali riciclati, senza che questo infici le prestazioni finali.

Qualcuno lo si vede già storcere il naso, soprattutto se si tratta di un possessore di auto sportiva dalle prestazioni elevate o, addirittura, estreme: bene, sappiate che la ricerca va anche in quella direzione, provando a produrre pneumatici ad altissime prestazioni anche partendo da materiale già impiegato in precedenza. Si sta lavorando affinché si possano produrre pneumatici perfetti partendo da mescole realizzate con il 40% di materie rinnovabili entro il 2025 per salire al 60% nel prossimo 2030: si parte da materiali di scarto dell’industria alimentare o della carta, utilizzando resine e altri prodotti di origine vegetale.

Uno pneumatico prima di raggiungere la certificazione per l’uso quotidiano deve superare test durissimi proprio perché è la parte del veicolio che ne garantisce la mobilità e, inoltre, è quella sottoposta a maggiore usura: per questi motivi non c’è da temere se, presto, troveremo scritto tra le caratteristiche che parte della mescola è fatta con materiali che fino a oggi pensavamo impossibili da utilizzare. La ricerca è continua e si basa molto anche sull’uso degli pneumatici sui terreni di gara, dalla pista allo sterrato, dalla pioggia alla neve o al deserto. Molte di queste nuove tecnologie sono già testate da tempo proprio per garantirne in tempi brevi un possibile utilizzo anche da parte dell’utente comune. Torniamo a ripetere anche con auto o moto dalle grandi prestazioni.

Ma vediamo nel concreto che cosa sta accadendo e chi sono i principali attori di questa evoluzione.
Tra le innovazioni più vicine c’è quella del pneumatico “intelligente”, capace cioè di interagire con il centro nevralgico del veicolo per comunicare tutta una serie di parametri che vadano oltre la solita pressione di gonfiaggio: stiamo parlando di pneumatici in grado di adattarsi al fondo stradale in maniera ottimale, seguendo il comportamento generale del veicolo, o comunicando prontamente lo stato di usura. È il caso dei Pirelli Cyber Tyres, pneumatici dotati di sensori che comunicano con l’auto per fornire indicazioni sulle prestazioni dell’auto, sull’aderenza e le condizioni del manto stradale. Questa è la strada intrapresa anche dal centro ricerche di Continental con il suo ContiSense.

Michelin Uptis

L’esempio più noto e più avanzato nello sviluppo è senz’altro da attribuire a Michelin, con i suoi pneumatici senza aria: è infatti dal 2019 che la casa francese sta sperimentando i suoi modelli Uptis (Unique Puncture-proof Tyre System) che prevengono danni da tagli o forature grazie a una struttura interna a raggiera fatta di lamelle di gomma rinforzata. Ma Michelin non è certo la sola che sta studiando nuove soluzioni: Hankook ha già presentato, nel 2022, i suoi i-Flex che all’interno hanno una struttura a nido d’ape ispirato alle strutture cellulari che si trovano in natura, capaci di assorbire gli urti ed evitare le forature.

Hankook i-Flex


Prototipi di questo genere sono già stati mostrati alla stampa anche da Goodyear e da Bridgestone.
Quest’ultima aveva dichiarato già nel lontano 2011 di avere allo studio un pneumatico senza aria collegabile al mozzo con raggi elastici incrociati.

Sempre Michelin nel 2017 aveva presentato la serie Vision, un pneumatico senza aria che comprende anche il cerchio: entrambe stampati 3D e quasi completamente biodegradabili. Anche Bridgeston ha percorso la strada della stampa 3D di pneumatico e cerchio.

amf_bridgestone_airfree

Andando avanti con impensierì e la fantasia, si può parlare di un prodotto inventato da Goodyear già nel 2019 chiamato Aero, un pneumatico senza aria adatto anche ai mezzi ibridi strada/aria insomma per auto capaci di volare: il pneumatico multifunzionale è in grado di comportarsi normalmente su strada mentre, grazie al rotore girevole sistemato all’interno, quando il veicolo si alza in volo si trasforma in un sistema ulteriore di propulsione.

amf_goodyear_aero

Sempre da Goodyear arriva un prototipo di pneumatico per auto che, oltre a essere decisamente innovativo, risulta anche molto ecologico: si tratta del modello Oxygene che all’interno incorpora del muschio vivo, capace di assorbire l’anidride carbonica e rilasciare ossigeno nell’aria con un processo davvero simile alla fotosintesi.

Insomma che si voglia parlare di riduzione dei consumi, di maggior attenzione contro le forature oppure di sostenibilità tutti questi progetti vanno in quella direzione, aiutando ad abbassare i consumi e riducendo il rumore. Dobbiamo inoltre tenere presente che, con l’avvento della normativa Euro 7, sono previste norme più severe anche per quanto riguarda anche la cessione del particolato da parte delle gomme durante il movimento.
Sembra quindi che questi pneumatici abbiano già preso la strada giusta!

amfbug
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