Al recente Salone dell'auto di Ginevra la casa torinese che un tempo fu marchio di prestigio dell'automobilismo italiano ha presentato un modello speciale della sua vettura di successo e l'ha proprio chiamata Unyca, dato che la Ypsilon è l'unica auto marcata Lancia che ancora si vende, soprattutto al pubblico femminile.

Sempre piacevole nelle linee e nelle dimensioni si distingue, di solito, per la raffinatezza delle finitura e la ricchezza degli allestimenti: questa Unyca fa un po' a sé ma, visto che non c'era altro che bolliva in pentola nell'ex azienda di Chivasso, avranno pensato che "piuttosto di niente è meglio piuttosto..." (antico detto lombardo).
Disponibile nei colori Blu Laser e Bianco Laser e con i cerchi leggermente bruniti, la "nuova" Ypsilon viene offerta con le solite motorizzazioni di casa FCA:  motore 1.2 da 69 CV, il 900cc TwinAir Turbo da 85 CV con cambio robotizzato, il 1.3 Multijet da 95 CV, il 1.2 GPL/Benzina da 69 CV e il bicilindrico 900cc TwinAir Turbo Metano/Benzina da 80 CV. Prezzi a partire da 13.350 Euro.

Fino a qui niente di esageratamente eccitante. Quello che fa spavento è l'accellerazione con la quale il gruppo FCA sta ripetutamente cercando di uccidere per sempre questo marchio storico: dall'arrivo del signore col maglione sono state fatte scelte di mercato da far inorridire anche i produttori di Skoda dei tempi che furono. Hanno preso due automobili orrende come la 300C e la Sebring, di casa Chrysler, e le hanno senza vergogna ribattezzate Thema e Flavia (pazzesco), proponendole come vetture top di gamma per un mercato difficile e schizzinoso come quello italiano. Oltretutto a prezzi che invitano chiaramente a comprare tedesco.

Poi continuiamo a chiederci come mai nessuno compra più auto di qualità italiane: forse perché tendono a scomparire?